English   Español   Français   Italiano

Un documento di Unità della

OUR WORLD IS NOT FOR SALE Network

 

FERMIAMO LA GLOBALIZZAZIONE DELLE MULTINAZIONALI
UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE!

Un documento di Unità della
OUR WORLD IS NOT FOR SALE Network

Rete Il Nostro Mondo Non E’ In Vendita
La nostra Visione, i Principi ed il Programma

INTRODUZIONE: LA NOSTRA SFIDA

“Our World Is Not For Sale (OWINFS)” è una rete globale di organizzazioni, attivisti e movimenti sociali impegnati a sfidare gli accordi commerciali e sugli investimenti che favoriscono gli interessi delle più potenti imprese multinazionali, a danno delle popolazioni e dell’ambiente.

A questo processo di globalizzazione guidato dalle multinazionali, opponiamo la visione di un’economia globale costruita sui principi della giustizia economica, della sostenibilità ecologica e della responsabilità democratica, che anteponga gli interessi dei popoli a quelli delle imprese. Un’economia costruita intorno agli interessi dei veri produttori e consumatori, quali i lavoratori, i contadini, le famiglie di agricoltori, i pescatori, i piccoli e medi produttori, ed intorno ai bisogni di chi è messo a margine dall’attuale sistema, come le donne ed i popoli indigeni.

Crediamo che un sistema giusto debba proteggere, e non compromettere, le diversità culturali, biologiche, economiche e sociali; mettere l’enfasi sullo sviluppo di economie e sistemi commerciali sani a livello locale; assicurare i diritti ambientali, culturali, sociali e del lavoro riconosciuti a livello internazionale; sostenere la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli; e proteggere i processi decisionali democratici a livello nazionale e locale.

La democrazia non si riduce semplicemente nell’organizzare elezioni. Esiste  democrazia quando non si è l’ultimo anello di una catena che riceve passivamente un processo calato dall’alto, un sistema di valori standardizzato, delle priorità e delle politiche che vengono imposte grazie ad organismi multilaterali quali l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC – Wto). Esiste democrazia quando non si è soggetti a processi decisionali non trasparenti e non condivisi, quali quelli che caratterizzano l’Organo di Risoluzione delle Dispute della Wto. Esiste democrazia  quando le persone hanno il controllo delle forze che hanno impatti diretti sulle loro vite.

Quando fu creata la Wto, nel 1995, il suo preambolo sosteneva che lo scopo dell’organizzazione era quello di portare maggiore prosperità, aumentare l’occupazione, ridurre la povertà, diminuire le disuguaglianze e promuovere lo sviluppo sostenibile nel mondo mediante un maggiore “libero commercio”. A dieci anni di distanza è chiaro che la Wto non ha raggiunto questi obiettivi ed ha avuto risultati esattamente opposti.

Il regime commerciale della Wto ha ostacolato misure che avrebbero promosso lo sviluppo, alleviato la povertà ed aiutato la sopravvivenza degli esseri umani e dell’ambiente naturale, tanto a livello locale quanto globale. Sotto la dicitura di “libero commercio”, le regole della Wto sono state utilizzate per forzare l’apertura di nuovi mercati e per portarli sotto il controllo delle imprese multinazionali.

I grandi poteri commerciali hanno inoltre utilizzato la Wto per incrementare e consolidare il controllo delle imprese multinazionali sull’economia e sulle attività sociali in aree ben al di là di quelle commerciali, come ad esempio in materia di sviluppo, investimenti, concorrenza, diritti di proprietà intellettuale, nella fornitura dei servizi essenziali, nella protezione dell’ambiente e negli appalti pubblici.

Liberalizzazioni su larga scala in queste aree costringeranno i paesi in via di sviluppo a rinunciare a molti degli strumenti economici per lo sviluppo che i paesi industrializzati hanno utilizzato per creare le loro economie e posti di lavoro. Gli accordi già approvati nella Wto, inoltre, insieme a quelli attualmente in discussione, porterebbero di fatto a “mettere sotto chiave“ e rendere irreversibili i programmi di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.

Nel portare avanti gli interessi dei grandi poteri commerciali, inoltre, i metodi digovernancee decisionali utilizzati nella Wto fanno notoriamente affidamento sulle minacce, l’inganno, la manipolazione e la mancanza di trasparenza, in maniera non democratica e secondo un processo non inclusivo.

Sono le conseguenze distruttive dal punto di vista sociale, politico e ambientale del modello neoliberista di globalizzazione delle imprese ad avere favorito il sorgere della resistenza da parte di un ampio spettro di organizzazioni della società civile e di movimenti sociali in tutto il mondo, come si è manifestato ai summit della Wto a Seattle, Doha, Cancun ed Hong Kong.

La rete Our World Is Not For Sale è parte di questo movimento di resistenza globale.

Dieci anni dopo la fondazione della Wto, per noi è diventato chiaro che le possibilità che la Wto si muova in direzione di riforme positive sono minime, se non del tutto assenti. Un cambiamento è assolutamente necessario. Al momento abbiamo un sistema in cui:

  • le vite sono distrutte, i diritti umani ignorati, la salute pubblica minacciata, l’ambiente saccheggiato ed i sistemi democratici vengono erosi;

  • le economie locali sono minacciate, ed i lavoratori, i contadini, le famiglie di agricoltori, i pescatori, i consumatori, le donne ed i popoli indigeni sono particolarmente svantaggiati e sfruttati;

  • la possibilità per i governi di garantire l’accesso agli aspetti essenziali della vita, promuovere la salute, la sicurezza e la sovranità alimentare, e proteggere la diversità culturale e biologica è compromessa e talvolta eliminata.

In tutto il mondo, gli effetti negativi dell’attuale sistema economico globale stanno spingendo i movimenti democratici – che agiscono tramite le urne e nelle strade – a chiedere un cambiamento. I politici eletti in molti paesi hanno perso la speranza nell’attuale sistema digovernanceeconomica globale. Un numero sempre crescente di economisti e tecnocrati che hanno creato ed adottato questo sistema stanno iniziando a porsi delle domande, in quanto i risultati provano l’opposto di quanto promesso. Tutto questo si sta manifestando nel contesto di una crescente disuguaglianza, sia tra le nazioni, sia al loro interno, e con un risorgere del militarismo.

E’ necessario resistere ai tentativi della Wto di imporre una liberalizzazione del commercio mondiale che colpisce la giustizia economica, il benessere sociale, l’equità tra i generi e la sostenibilità ecologica. Il potere e l’autorità della Wto devono essere ridimensionati in molte materie nelle quali l’istituzione si è imposta, quali ad esempio l’agricoltura, i servizi ed i diritti di proprietà intellettuale.

Contemporaneamente dobbiamo ideare nuove istituzioni per facilitare il commercio, la produzione e la distribuzione dei beni comuni, se vogliamo evitare la crescente prospettiva di una catastrofe sociale ed ecologica.

L’attuale regime commerciale, che include la Wto così come gli accordi commerciali bilaterali e regionali e quelli sugli investimenti, deve permettere un nuovo quadro commerciale per il XXI secolo socialmente giusto ed ecologicamente sostenibile.

I NOSTRI OBIETTIVI

Sin dal 1998, i membri della rete OWINFS si sono confrontati per condividere analisi, sviluppare strategie e coordinare azioni a livello internazionale, in modo da promuovere lo sviluppo di un’economia alternativa, giusta e sostenibile.

Siamo impegnati per sviluppare un nuovo sistema commerciale democraticamente responsabile che faccia avanzare un’economia di giustizia, il benessere sociale, l’equità di genere e la sostenibilità ecologica, e che garantisca posti di lavoro dignitosi ed i beni e i servizi necessari per tutti gli esseri umani.

Sosteniamo lo sviluppo di economie locali floride ed i diritti dei lavoratori, contadini, migranti, famiglie di agricoltori, consumatori, donne e popoli indigeni. Crediamo che l’autodeterminazione dei popoli non debba essere subordinata ad impegni commerciali internazionali. Tra le altre cose, questo significa che il processo decisionale e l’applicazione ad ogni livello dellagovernancedebbano essere democratici, trasparenti ed inclusivi.

Riconosciamo che un sistema commerciale internazionale giusto debba dare la priorità ai diritti ed al welfare dei lavoratori, contadini, migranti, pescatori, e famiglie di agricoltori che producono i nostri prodotti, servizi e cibi.

Chiediamo ai governi ed alle agenzie multilaterali di arrestare i loro attacchi ai diritti fondamentali dei lavoratori, l’arretramento delle conquiste ottenute dalle lotte dei lavoratori, il compromettere la sicurezza del lavoro e la corsa verso il basso dei salari, e di rafforzare in tutto il mondo i diritti dei lavoratori.

Ci opponiamo ad accordi e negoziati di liberalizzazione del commercio che contribuiscono a togliere l’accesso alle risorse naturali a quelle popolazioni indigene e comunità locali che da queste dipendono per la propria sopravvivenza, e che invece danno questo accesso alle imprese.

Altri diritti umani fondamentali devono essere rispettati, promossi e realizzati, a partire dall’autodeterminazione dei popoli indigeni e dalla fornitura dei bisogni e servizi sociali essenziali, comprese l’educazione, la sicurezza e la sovranità alimentari, l’accesso universale ad acqua pulita per uso umano e la salute pubblica.

Allo stesso modo, l’integrità ecologica deve essere un obiettivo di un mutato sistema commerciale globale. Questo significa, tra le altre cose, che il commercio delle imprese e gli investimenti devono essere regolati per arrestare il surriscaldamento globale; gli accordi ambientali multilaterali devono avere la precedenza su quelli commerciali; gli standard ambientali non devono essere ridotti a causa di accordi commerciali; ed il diritto delle persone a rifiutare organismi geneticamente modificati, di preservare la crescita delle foreste secolari e la diversità delle sementi dei contadini e la promozione del benessere degli animali deve essere rispettata.

LE NOSTRE RICHIESTE

Assicurare il diritto di scegliere delle persone: autodeterminazione, democrazia e sviluppo

Ribadiamo ildiritto fondamentale dei paesi di sviluppare politiche economiche ed industriali che promuovano uno sviluppo economico genuino, creino posti di lavoro dignitosi e proteggano la sopravvivenza, e tutelino l’ambiente. Tutti i paesi, ed in particolare i più poveri, devono avere il diritto di utilizzare opzioni politiche (come politiche di contenuto locale) per incrementare la capacità dei loro propri settori produttivi, in particolare per le piccole e medie imprese. I paesi devono anche tutelare la loro possibilità (spazio politico) di disegnare strategie economiche, sociali ed ambientali che favoriscano i loro abitanti più vulnerabili. La ricerca della “coerenza” tra le istituzioni internazionali è diventata un mezzo per negare questo spazio politico: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale ed alcuni singoli paesi donatori forzano i governi ad implementare politiche neoliberiste, e la Wto e gli altri accordi commerciali e sugli investimenti rendono praticamente irreversibili queste politiche.Di conseguenza:

  • Our World Is Not For Sale chiede la fine delle pratiche segrete e coercitive che sono diventate il marchio di fabbrica dei negoziati commerciali, in particolare nella Wto, dove pochi governi più potenti, spesso agendo per conto delle loro elite imprenditoriali, sono capaci di forzare i governi più deboli per raggiungere i loro obiettivi.

  • Lo smantellamento delle tariffe e delle altre misure commerciali non deve consentire di mettere le economie locali, ed in particolare quelle dei paesi più poveri e/o di settori economici più poveri, in balia delle imprese multinazionali, e di minacciare lo sviluppo economico locale, le leggi e gli standard sul lavoro, la salute e la sicurezza del pubblico e dei consumatori, e l’ambiente.

  • I negoziati sul “libero commercio” nella Wto ed altrove non possono continuare ad essere utilizzati come un Cavallo di Troia per assicurare regole favorevoli alle imprese in materia di investimenti, concorrenza, appalti pubblici, accesso al mercato, produzione agricola, regolamentazioni locali sui servizi pubblici ed i diritti di proprietà intellettuale. Allo stesso modo non possono proseguire le attuali dinamiche di potere, nelle quali i ricchi paesi industrializzati impongono la loro agenda economica a scapito dei paesi più poveri.

  • L’utilizzo di aggiustamenti strutturali e del consolidamento del debito per forzare la liberalizzazione del commercio nei paesi del terzo mondo deve essere arrestata. Il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali devono cancellare tutti i debiti a loro dovuti da parte dei paesi in via di sviluppo ed in transizione in modo che questi paesi possano allocare questi fondi per soddisfare i bisogni urgenti della popolazione.

Promuovere il primato dei diritti sociali e dell’ambiente

Crediamo che la protezione e l’avanzamento dei diritti sociali, il soddisfacimento dei bisogni basilari, e la protezione del nostro ambiente siano essenziali alla vita. E’ inaccettabile che queste siano compromesse dalla Wto ed altre regole degli accordi “commerciali”.Di conseguenza:

  • nessun accordo commerciale o sugli investimenti deve avere la precedenza, o compromettere, gli accordi internazionali che promuovono la giustizia sociale, economica ed ambientale, tra i quali alcuni sono

  •  
    • la dichiarazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sui principi e sui diritti fondamentali del lavoro (che include i quattro core labour standard);
    • la Convenzione sulla biodiversità ed il suo protocollo attuativo sulla bio-sicurezza, e gli altri accordi multilaterali sull’ambiente;
    • la Dichiarazione sui diritti dell’uomo delle Nazioni Unite e le sue convenzioni associate, la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici;
    • la prossima Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni;
    • la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW); e
    • La Convezione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.
  • governi devono conservare il diritto sovrano di determinare come regolare i servizi in modo da soddisfare i bisogni della popolazione, l’economia e la società, ed onorare i loro altri obblighi internazionali e costituzionali, compresi quelli verso le donne, i popoli indigeni, i giovani, gli anziani ed i poveri.

  • Il diritto dei governi ad applicare il principio precauzionale per proteggere la salute pubblica, l’ambiente, e l’agricoltura da rischi sconosciuti deve avere la precedenza su qualunque accordo e clausola commerciale.

  • La riduzione delle tariffe che danneggiano l’ambiente o lo sviluppo sostenibile aumentando un commercio inappropriato delle risorse naturali e di altri prodotti ambientalmente sensibili non dovrebbe essere attuata.

  • L’indebolimento delle Nazioni Unite da parte delle istituzioni pro-multinazionali di Bretton Woods, della Wto, e dei grandi poteri deve essere arrestata, ed il sistema di agenzie ed accordi delle Nazioni Unite deve essere rafforzato.

Proteggere i servizi essenziali

Sottoscriviamo il principio fondamentale secondo cui nessun accordo commerciale o sugli investimenti dovrebbe violare il diritto dei governi a garantire l’accesso ad aspetti essenziali alla vita, a promuovere la salute ed il benessere dei loro abitanti, e la protezione dell’ambiente.Di conseguenza:

  • i paesi non dovrebbero subire pressioni per accettare regole commerciali che diminuiscono questa loro abilità, sia tramite l’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (GATS) della Wto, sia negli accordi bilaterali e regionali.

  • I settori direttamente legati a quelli essenziali, quali la salute, l’educazione, la cultura audiovisiva, l’assistenza sociale, i servizi idrici ed energetici devono essere esplicitamente esclusi da tutti gli accordi commerciali e sugli investimenti.

  • Le regole riguardanti i regolamenti domestici, i sussidi e gli appalti pubblici in materia di servizi per la loro stessa natura impattano su questa abilità e non dovrebbero pertanto essere inclusi in accordi commerciali o sugli investimenti.

I paesi stanno subendo enormi pressioni per sottomettere i loro servizi essenziali alle regole del GATS, che hanno l’effetto di promuovere le privatizzazioni. Quando, inoltre, gli impegni presi in questo negoziato sono adottati da paesi che sono o sono stati soggetti a deregolamentazioni e privatizzazioni dei loro servizi essenziali tramite le richieste di “aggiustamento strutturale”, le regole del GATS servono per rendere queste privatizzazioni praticamente irreversibili. In questa maniera il GATS promuove l’apertura dei mercati locali alle imprese multinazionali e l’avanzamento del modello neoliberista.Di conseguenza:

  • Queste richieste di “aggiustamento strutturale” debbono essere respinte, non rese irreversibili, e non devono essere una condizione per i paesi che ricevono nuovi prestiti o aiuti, così come i paesi non dovrebbero essere messi sotto pressione per sottomettere i loro servizi essenziali alle regole del GATS.

Difendere i saperi, la cultura e le forme di vita come l’essenza di una civiltà

Consideriamo i saperi, la cultura e l’educazione come le forze che muovono la civiltà. Queste forze non possono essere ridotte a prodotti commerciabili o proprietà privata.

Non c’è alcuna base per includere queste affermazioni sulla proprietà intellettuale in un accordo commerciale. Tutte le nazioni, inoltre, hanno la responsabilità e l’obbligo di proteggere la salute pubblica ed il benessere delle loro popolazioni. Le attuali regole sulla proprietà intellettuali in accordi commerciali, quali l’accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPs) della Wto, impediscono l’accesso delle persone ai farmaci essenziali, alle sementi ed alle necessità vitali, mentre portano all’appropriazioni dei privati sulle forme di vita ed i saperi tradizionali e la distruzione della biodiversità. Impediscono inoltre ai paesi più poveri di migliorare i propri livelli di welfare economico e sociale e di difendere le loro identità e tradizioni uniche.Di conseguenza:

  • i governi devono conservare il loro imprescindibile diritto a limitare la protezioni dei brevetti in modo da proteggere gli interessi pubblici in queste aree, in particolare riguardo le medicine, le sementi e le forme di vita.

  • La brevettabilità delle forme di vita, inclusi i microrganismi, deve essere proibita in tutti i regimi nazionali ed internazionali.

  • Una diversità culturale genuina deve essere difesa dall’impatto e dall’omogeneizzazione dei mercati globali e dai monopoli sui saperi, sulla tecnologia e sulle telecomunicazioni.

Preservare e favorire la sovranità alimentare e la sicurezza alimentare

Affermiamo che il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale. L’accordo sull’agricoltura (AOA) della Wto subordina questo diritto ai profitti delle imprese.Il sistema alimentare promosso dalla Wto è costruito su un’agricoltura industrializzata con grande utilizzo di capitali e guidata dalle esportazioni, che sta contribuendo alla concentrazione delle imprese lungo la catena alimentare e compromettendo la sopravvivenza, i diritti, la salute, le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori nei settori dell’agricoltura e alimentare, e di conseguenza compromettendo la sicurezza alimentare.

Inoltre questo sistema non riconosce che il lavoro agricolo è un modo di vita ed una base importante per la comunità e la cultura. Le politiche della Wto e di altri accordi commerciali favoriscono quindi un’ulteriore concentrazione ed un aumento del potere delle imprese multinazionali e causano l’espulsione di milioni di contadini e di famiglie di agricoltori dalle terre e dalla produzione, nel Nord come nel Sud del mondo. Dall’introduzione dei “programmi di aggiustamento strutturale” e della Wto, molti contadini, famiglie di agricoltori e lavoratori nel campo dell’agricoltura sono stati allontanati dalle loro terre e hanno provato la fame, molti sono stati spinti al suicidio, permettendo la liberalizzazione delle importazioni tramite la riduzione delle tariffe, l’abolizione delle restrizioni quantitative e l’introduzione di politiche nazionali agricole ingiuste. Contemporaneamente molti sussidi che vanno all’agribusiness, ed in primo luogo alle imprese agricole orientate all’export, sono aumentati invece di diminuire.

Mentre queste regole permettono in maniera sempre maggiore alle potenti imprese commerciali dell’agribusiness di abbattere i prezzi delle materie prime pagati ai contadini in tutto il mondo, la concentrazione della distribuzione e della lavorazione del cibo sotto le regole dei negoziati agricoli e sui servizi della Wto ha portato ad un aumento dei prezzi per i consumatori.Di conseguenza:

  • per evitare un’ulteriore aumento della fame, degli spostamenti forzati e delle morti, devono essere intraprese delle azioni per ridurre le politiche agricole, commerciali e sugli investimenti che incoraggiano una cronica sovrapproduzione e per proibire il dumping dei prodotti agricoli sui mercati mondiali, sotto i costi di produzione da parte delle grandi imprese agricole ed altri soggetti coinvolti nel commercio mondiale di prodotti agricoli. I sussidi diretti ed indiretti che causano il dumping devono essere proibiti. I paesi dovrebbero mantenere e riaffermare i loro diritti sovrani a proteggere i propri mercati agricoli ed i settori interessati dal dumping in modo da implementare misure che possano effettivamente ed attivamente sostenere le produzioni sostenibili fondate sul lavoro dei contadini e degli agricoltori che lavorano su scala familiare.

  • E’ necessario adottare delle misure per sostenere la sovranità alimentare (il diritto dei popoli e delle comunità a definire le proprie politiche agricole e sul cibo, cosi come il diritto di produrre i propri cibi di base in modo che siano rispettate le diversità culturali e produttive e che siano sostenute le produzioni sostenibili fondate sul lavoro dei contadini e delle famiglie di agricoltori) e la sicurezza alimentare e del cibo (sia per i consumatori sia per i produttori).

  • Le misure che riguardano unicamente la produzione per il consumo interno e che non contribuiscono ad aumentare le esportazioni sui mercati internazionali dovrebbero essere escluse da qualunque accordo commerciale internazionale. Il sistema commerciale non deve compromettere la sopravvivenza dei contadini, delle famiglie di agricoltori, dei lavoratori agricoli, dei pescatori artigianali e delle popolazioni indigene.

  • Crediamo che lo sviluppo della sovranità alimentare, della sicurezza alimentare e dell’agricoltura sostenibile su scala familiare richieda che i governi riconoscano i fallimenti nel principio del “libero commercio”, che sottostà all’idea di vantaggio comparato, dell’agricoltura votata all’esportazione e dei piani di “aggiustamento strutturale” e che sostituiscano queste politiche con altre che diano priorità e proteggano le produzioni locali, sostenibili e di sussistenza, compreso l’utilizzo di controlli sull’importazione e regolazioni che assicurino metodi di produzioni più equi e sostenibili.

  • Saranno necessari diversi accordi per assicurare questi obiettivi. Questi potrebbero includere una convenzione sulla sovranità alimentare e sull’agricoltura sostenibile, e una dichiarazione sui diritti dei contadini e delle famiglie di agricoltori. In ultima analisi la Wto e gli accordi di “libero commercio”, con il loro attuale focus sulla liberalizzazione ad ogni costo, non sono luoghi appropriati per queste regole; di conseguenza è necessario rafforzare dei luoghi alternativi dove discutere di queste regole.

Fermare la globalizzazione delle multinazionali e promuovere una giustizia nel commercio

Le regole commerciali della Wto e di molti altri accordi commerciali oggi in essere e in corso di negoziazione promuovono il potere delle imprese multinazionali nell’economia globale, fornendo nuovi diritti in materia di investimento, proprietà intellettuale e altro. Contemporaneamente, rendono praticamente irreversibili le politiche neoliberiste di privatizzazione e deregolamentazione. Tutto questo è fatto nel nome del “libero commercio”. Questo squilibrio nei poteri promuove l’interesse di pochi giganti economici, spesso con effetti devastanti sulle economie locali, in modo particolare nei paesi in via di sviluppo.

Questo potere delle imprese è stato considerevolmente aumentato mediante accordi regionali e bilaterali sul commercio e sugli investimenti. Le loro potenti regole promuovono i diritti delle imprese e pongono una seria minaccia alle autorità democratiche locali. In certi accordi, di fatto, le ora imprese straniere possono fare causa ai governi nazionali per “mancati profitti”, se qualunque legge o regolamentazione nel paese riduce le loro attuali o future possibilità di profitto. I diritti ambientali, del lavoro e sociali sono tutti diventati secondari rispetto al diritto al profitto delle imprese. Questo andamento deve essere ribaltato.

Dopo avere ostacolato con successo l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, che avrebbe assicurato questi diritti delle imprese, chiediamo di porre fine alla strategia delle imprese di promuovere una rapida ed avventata espansione degli accordi regionali e bilaterali sul commercio e gli investimenti che cercano di rinforzare le mancanze della Wto. Chiediamo anche di porre fine alle regole che garantiscono il diritto al profitto di un investitore straniero, esponendo le politiche di regolamentazione locale alle sfide degli investitori e chiedendo compensazioni con soldi pubblici.

Per iniziare a muoversi verso un sistema commerciale giusto, chiediamo ai governi di negoziare un accordo legalmente vincolante per assicurare che le imprese siano ritenute democraticamente responsabili per la loro condotta e riguardo gli impatti sociali, economici ed ambientali, compreso il ruolo che alcune giocano nel sostenere regimi politici repressivi ed il commercio delle armi. Questo dovrebbe essere fatto tramite le Nazioni Unite ed altre organizzazioni appropriate, con la piena partecipazione della società civile.

Chiediamo inoltre alle organizzazioni della società civile ed ai movimenti sociali di iniziare un dialogo globale della società civile sullo sviluppo di un’alternativa, un quadro commerciale giusto e sostenibile che rimpiazzi il modello neoliberista, uno che promuova genuinamente uno sviluppo sostenibile fondato sui diritti e nell’interesse delle persone.

Siamo impegnati per un sistema commerciale ecologicamente sostenibile, socialmente giusto e democraticamente responsabile. Come primo passo, quindi, chiediamo che i nostri governi implementino i cambiamenti elencati in questo documento, in modo da bloccare ed invertire il potere e l’autorità della Wto, e per invertire la direzione del commercio e creare un sistema giusto. Ci impegniamo a mobilitare le persone all’interno dei nostri paesi, regionalmente e globalmente per lottare per queste richieste e per sfidare le politiche ingiuste della Wto ed in generale del sistema commerciale multilaterale.

La scelta davanti a noi è chiara: o accettiamo l’attuale ordine globale centrato sulle imprese e abbandoniamo il welfare delle prossime generazioni ed il futuro stesso del pianeta, o raccogliamo la difficile sfida di muoverci verso un nuovo sistema che metta al centro gli interessi delle persone, delle comunità e dell’ambiente.